martedì 18 maggio 2010

Perché opporsi al progetto della Sistemi Agroenergetici Srl di un impianto a biomassa.


Pubblichiamo il documento di sintesi del consigliere Gianni Monteduro sull'impianto a biomasse
Clicca QUI per vedere il video del convegno sul tema a Tempio del 27 marzo scorso

La Sistemi Agroenergetici Srl, società di proprietà al 50% di Eros Polotti ed al 50% della Fortore Energia SPA , ha presentato un progetto per la realizzazione a Tempio Pausania, località Santu Tummeu – Li Tre Funtani, di un impianto di cogenerazione a biomassa per teleriscaldamento. Si tratta di un impianto per la produzione di energia elettrica e termica che ha una potenza elettrica pari a 14 MW ed una potenza termica di poco superiore a 50 MW (si veda il progetto depositato presso il Comune di Tempio Pausania – Uff. Tecnico).

Tale impianto prevede la combustione di biomassa (prevalentemente legna) e CDR (combustibile derivante da rifiuto); quest'ultima categoria e' riferita nel progetto ai soli rifiuti legnosi.

La quantità di biomassa che la società dichiara di avviare a combustione annualmente è pari a 120.000 tonnellate, mentre i dati relativi ad altri impianti esistenti fanno ritenere più realistica una quantità annua pari a circa 200.000 tonnellate.

Si tratta di un impianto con potenza termica di combustione superiore a 50 MW che pertanto deve essere assoggettato a V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) e inoltre, come previsto dal D.Lgs 59/2005, deve essere assoggettato ad A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale). Infine, sempre in virtù della taglia dell'impianto, l'approvazione dello stesso necessita di consultazione popolare.

La società che propone il progetto fa riferimento, per l'approvvigionamento della biomassa a tutta una serie di boschi presenti sul territorio dell'Alta Gallura e più in generale del Nord Sardegna. Purtroppo nessun contratto o lettera di intenti rassicurano sulla effettiva disponibilità del parco legnatico cui la società fa riferimento (come evidenziato dalla Conferenza di Servizi che valuta il progetto).
Inoltre, la società individua nei boschi del monte Limbara la fonte unitaria principale di approvvigionamento di biomassa. Peccato che non abbia tenuto conto dei vincoli esistenti; dal più elementare vincolo idrogeologico ai più complessi vincoli connessi al fatto che il Limbara è area S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario).
Peccato anche che la società, e peggio ancora alcuni amministratori tempiesi, non abbiano minimamente tenuto in considerazione il fatto che il Limbara è patrimonio di tutti i cittadini la cui fruizione verrebbe seriamente compromessa da un intervento invasivo quale quello prospettato e che infine non abbiano pesato la valenza ambientale della nostra montagna, indispensabile tanto alla conservazione della biodiversità e del microclima, tanto alla garanzia di sviluppo turistico dell'intero territorio.

Per meglio comprendere la portata dell'impianto proposto si deve tenere presente che in soli 3 anni l'impianto è in grado di incenerire l'intero patrimonio boschivo del Limbara, nella quota parte di pertinenza del Comune di Tempio.

Un problema è rappresentato dal sistema di trattamento, recupero, utilizzo e smaltimento delle ceneri che gli impianti a biomassa inevitabilmente produrranno e che è pari allo 0,5 -0,7 % in peso rispetto alla quantità di materiale trattato, se viene bruciato legname essiccato, ma con percentuali più elevate se sono usate altre biomasse. Nel caso dell'impianto proposto ci troveremmo a dover smaltire quantomeno dalle 600 alle 1.400 tonnellate annue di ceneri.

Altro problema critico è il livello di tossicità delle ceneri volanti raccolte dagli impianti di depurazione dei fumi con il loro contenuto di cadmio, cromo, rame, piombo e mercurio derivanti dalla combustione di legname.

Vi è poi da considerare che oltre alle emissioni di inquinanti convenzionali, quali ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto l'impianto porta alla emissione di inquinanti meno convenzionali che si producono con la combustione di biomasse, quali polveri sottili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, diossine; con ricadute di carattere sanitario che interesserebbero tutta l'Alta Gallura.

IL PERICOLO PIU' GRAVE

Penso sia inevitabile, una volta che questo impianto verrà realizzato, che i gestori richiedano la possibilità di utilizzo di Combustibile da Rifiuto (CDR), combustibile certamente più facilmente disponibile, di potere calorifico più alto, il cui uso è permesso dalle normative nazionali, con prezzi decisamente più bassi rispetto alle biomasse, e con una produzione energetica egualmente incentivata sotto il profilo economico, grazie al perverso meccanismo dei cosiddetti certificati verdi. Addirittura non è escluso, come già oggi avviene nei cementifici, che il produttore di CDR paghi il gestore degli impianti per la termo-valorizzazione di questo singolare combustibile.

E se la combustione delle biomasse comporta come visto qualche problema, la combustione di CDR, comporta certamente problemi sanitari ed ambientali di ben altra portata.
Nel recente convegno tenutosi a Tempio Pausania il 27 Marzo 2010, abbiamo appreso dal portavoce dell'Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente, Prof. Vincenzo Migaleddu, alcuni dati che fanno rabbrividire. La combustione di CDR determina infatti l'immissione in atmosfera di polveri sottilissime note come particolato (che si misurano nell'ordine di micron). L'abbattimento di tale particolato ad opera dei filtri avviene solo in maniera parziale, nell'ordine del 5 - 25%.Abbiamo pertanto il PM 10 (10 micron di diametro), il PM 2,5, il PM 0,1 ed infine le nanoparticelle. Come evidenziato dal Prof. Migaleddu l'aumento di soli 10 micron per metro-cubo del particolato PM 2,5 porta conseguenze devastanti sotto il profilo sanitario: aumento del 12% delle patologie cardiovascolari; del 6% delle patologie a carico dell'apparato respiratorio; del 8% del tumore ai polmoni; del 75% della mortalità femminile per patologie cardiovascolari; del 14% della mortalità.
Crediamo che tali valori, che sono risultanze del monitoraggio di scienziati e ricercatori nelle aree che ospitano termo-valorizzatori, siano sufficientemente eloquenti e non necessitino di ulteriore commento.

Un aspetto amaro della vicenda è rappresentato dal silenzio cui la Giunta Pintus ha relegato la questione dell'impianto, su cui lo stesso Consiglio Comunale non è stato informato, se non a seguito delle intterrogazioni presentate dallo scrivente in sede consiliare. Si tratta di un fatto che lede gravemente il diritto alla partecipazione democratica e che ha ulteriormente messo a nudo l'autoreferenzialità del Sindaco Pintus e dei suoi sodali nelle decisioni che riguardano l'intera comunità. Da segnalare il fatto che nella equipe di progettisti figura Luigi Pintus, consigliere provinciale uscente (si veda progetto depositato in Comune).

Una considerazione la merita infine il fatto che il titolare e vicepresidente della società che propone l'impianto, il sig. Eros Polotti, sia stato indagato in passato per corruzione, traffico e smaltimento di rifiuti tossici, discarica illegale e falso materiale e che oggi risulta sotto processo per disastro ambientale doloso. Anche questo fatto si commenta da se.

In conclusione, per tutto quanto anzi esposto, il parere sull'impianto proposto è nettamente negativo e non può che condurre ad una ferma opposizione alla sua realizzazione da parte di ogni cittadino ben informato e in buona fede.

Reputo invece opportuno che sia affrontato uno studio ampio e dettagliato sulle esigenze energetiche della nostra comunità e che, a fronte delle stesse, si individuino le soluzioni migliori per farvi fronte. Ritengo che ciò sia possibile elaborando un piano energetico diversificato per fonte di energia (biomassa, solare termico, fotovoltaico, mini-eolico) che permetta di innescare un ciclo virtuoso di conversione delle energie utilizzate dalla fonte inquinante a quella rinnovabile, rispondendo alle esigenze reali in termini energetici, ambientali ed economici; attivando nel contempo un impulso occupazionale sostenibile e duraturo, qualificato e professionalizzante.

Infine, per quanto riguarda il parco del Limbara, ritengo doveroso rispettare il ciclo di taglio dei boschi già programmato dall'Ente Foreste, che alimenterebbe in modo sostenibile un piccolo impianto di cogenerazione a biomassa, avviando nel contempo una sostituzione del patrimonio boschivo esistente (prevalentemente conifere) con piante autoctone quali sughere, lecci, castagni, ecc. che costituirebbero un investimento a medio-lungo termine capace di assicurare una rigorosa tutela ambientale, una valorizzazione economica del patrimonio boschivo ed una preservazione del territorio indispensabile ai fini turistici.

Una politica articolata sulla diversificazione delle fonti energetiche alternative e su un razionale impiego della risorsa Limbara; una politica che metta al centro gli interessi, anche e non solo in termini economici, del territorio e dei suoi abitanti e non quelli degli affaristi di turno; una tale politica avrebbe un importante impatto occupazionale, non di secondaria importanza in un progetto lungimirante e alternativo. Impatto occupazionale quantificabile in diverse decine di posti di lavoro: addetti per un impianto a biomassa di piccola dimensione eco-sostenibile e soprattutto homo-compatibile; posti di lavoro per impiantisti e manutentori degli impianti di produzione di energia da fonti alternative; posti di lavoro per la manutenzione dei nuovi boschi messi a produzione; posti di lavoro stagionali per la raccolta e la commercializzazione dei frutti derivanti dalle nuove colture avviate sul Limbara; posti di lavoro derivanti da un piccolo impianto di pelettizzazione (per la produzione di pellet che verrebbe commercializzato nell'alta Gallura nello spirito del motto “Km zero”).
Tutti posti di lavoro che verrebbero creati sulla base del rispetto dell’ambiente, della salute pubblica e che, aspetto fondamentale già anticipato, creerebbero occupazione seria, duratura e professionalizzante nel nostro territorio.

Gianni Monteduro

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